Cerca in Daily Mozart

sabato 31 dicembre 2011

197 - Una rarità a margine del concerto per clarinetto

Prima di comporre il suo ultimo Concerto, il KV 622 in la maggiore, universalmente riconosciuto come capolavoro per il clarinetto, Mozart abbozzò quello che sarebbe divenuto il 1° movimento di quell'opera per il corno di bassetto. Il brano, nella tonalità di sol, rimase allo stato di frammento.


Il corno di bassetto doveva essere all'epoca abbastanza popolare, se Mozart lo inserì nell'organico della sua Serenata Gran Partita (scelta tra l'altro felicissima) e nelle arie principali della Clemenza di Tito come strumento obbligato, per far sì che il suo amico Stadler si mettesse in luce con la sua abilità di clarinettista che doveva essere considerevole.

venerdì 30 dicembre 2011

196 - Verso la prima in sol minore: altre sinfonie notevoli

Come abbiamo osservato, le opere che precedono immediatamente la Prima in sol minore non sono neppure lontanamente anticipatrici di una sinfonia che e' certamente piu' vicina ad altre composizioni di spicco dei contemporanei.

Tuttavia un Mozart ispirato in campo sinfonico si riscontra gia' un anno prima, in un gruppo di opere tematicamente complesse e molto impegnate che, sotto questo aspetto, si possono ricollegare persino ai concerti per pianoforte. Ne è un esempio la Sinfonia in fa maggiore KV 130, scritta nel maggio 1772, che pur senza raggiungere i livelli drammatici della KV 183, presenta già un'esposizione originale e soprattutto uno sviluppo molto più avanzato rispetto a quelli delle sinfonie precedenti:


La serietà con cui la Sinfonia si è presentata si mantiene anche nel tempo lento e nel Minuetto, come vedremo....

giovedì 29 dicembre 2011

195 - La Prima in sol minore (2)

Anche il Minuetto e il Finale sono quantomai in linea con il carattere sofferto della Sinfonia, confermando la tenuta dell'opera in termini di qualità e di carattere. Il sol minore è in entrambi i casi rabbioso, appena mitigato dalla parentesi calma del Trio (1:50):


Notate come, nella versione seguente, che contiene anche il Finale a 4:08, si possa staccare un tempo più rapido cambiando sensibilmente l'umore e il senso di tutto il brano:


Nel Finale Mozart torce verso il basso il tema del Minuetto, imprimendogli naturalmente più velocità e una rabbia che ci ricordano il primo tempo, e non chiude alla bell'e meglio il pezzo come avveniva nelle sinfonie che han di poco preceduto questa, ma sviscera i temi e li sviluppa come si conviene. 

Se la Sinfonia nel suo complesso sembra quasi un caso isolato, in realtà ci sono - come vedremo - opere precedenti e altre immediatamente successive che confermano questa vetta della produzione mozartiana. 

mercoledì 28 dicembre 2011

194 - Ancora sullo Sturm und Drang

Tra i sinfonisti d'epoca mozartiana, Vanhal è certamente uno dei più interessanti. In questa sinfonia in la minore (Bryan a2), composta verosimilmente intorno al 1770, abbiamo altri elementi che potrebbero aver influenzato Mozart. Molte anche le analogie con lo Sturm und Drang haydniano: per esempio il tema esposto inizialmente piano e poi ripetuto dall'orchestra con maggior intensità.


Anche se nella produzione di Vanhal si annoverano molte sinfonie in minore, non tutte queste opere si somigliano. Prendiamo per esempio questa (in re minore):



Qui il tema è meno dinamico rispetto all'altra sinfonia e cresce a poco a poco nel corso del movimento, che nel complesso appare più posato. 

martedì 27 dicembre 2011

193 - La terza forza del '700

Oltre a Mozart e Joseph Haydn, c'è un altro compositore in quell'epoca che dimostrò di avere una grande personalità musicale: Carl Philipp Emanuel Bach. Particolarmente versato nelle sonate, nei concerti e nella musica sacra, ammirato dai due grandi colleghi, Carl Philipp è stato riscoperto recentemente dalle case discografiche.

Tra i suoi molti meriti, c'è stato anche quello di essere stato fra i pochissimi, nel suo secolo, a comporre concerti per tastiera che potessero reggere almeno in parte il confronto con quelli superlativi di Mozart:


Avevamo già conosciuto in un altro post alcune sue opere per tastiera sola, caratterizzate da cambiamenti d'umore repentini e spunti melodici sparsi come isolette.

L'Empfindsamkeit (la Sensibilità) è proprio una sintesi di queste caratteristiche e molte composizioni di Carl Philipp anticipano le rapsodie dell'epoca romantica, pur ricorrendo a formule ancora pienamente settecentesche. In altri casi, invece, specie nelle opere con l'orchestra, l'autore si avvicina allo spirito dei contemporanei, come in questo Doppio concerto per clavicembalo e fortepiano, di cui ascoltiamo il bellissimo tempo lento:

domenica 25 dicembre 2011

192 - La Prima in sol minore

Ed eccoci a uno dei primi capolavori mozartiani, la Sinfonia in sol minore KV 183, senz'altro suggerita da alcune delle opere che abbiamo ascoltato nei post precedenti sullo Sturm und Drang, ma in grado, a differenza di queste, di mantenere lo stesso livello qualitativo dall'inizio alla fine.


Mozart supera i contemporanei anche in virtù di piccoli tocchi determinanti: gli interventi dell'oboe, per esempio, sono inquietante presagio di quelli, più brevi, che riascolteremo nel I tempo della Quinta di Beethoven.

Persino Haydn, il più abile dei colleghi, ferratissimo in campo sinfonico, perde i pezzi nell'andante; Mozart tiene invece saldamente il controllo del materiale melodico ed emotivo anche nel II movimento, in apparenza calmo:


Via via che la musica si fa strada, nonostante l'intento conciliante del secondo tema, l'orchestra scopre l'affanno che qui è solo temporaneamente e in parte sopito ed è il pilastro di tutti gli altri movimenti della sinfonia.

191 - Mozart natalizio e non solo

Mozart e il padre Leopold han ben poche cose in comune, ma una riguarda il Natale (a proposito, tanti auguri a tutti i lettori!): entrambi hanno scritto una composizione intitolata o quantomeno soprannominata "La corsa in slitta". La parola, o meglio i suoni a Leopold:


Più nota la composizione del figlio, composta nell'ultimo anno di vita e appartenente al ciclo di danze KV 605 (per la precisione è la terza del gruppo). Varrebbe la pena rispolverarla nei Concerti di capodanno, visto che vi si intona perfettamente:

venerdì 23 dicembre 2011

190 - Paralleli

Accade spesso che Mozart, con tutta probabilità inconsciamente, ripeta spezzoni di suoi temi ad anni di distanza da quando li aveva composti. Per esempio un soffio dell'aria "Vedrai carino" torna in un andante di una sua sonata per piano a quattro mani, il passaggio "Donne vedete" in un'altra opera dello stesso genere (come ha osservato Hildesheimer). 

Un altro curioso esempio è costituito dall'opera incompiuta "L'oca del Cairo", che in un suo Duetto piuttosto spiritoso e già premonitore delle schermaglie tra Figaro e Susanna cita un tema che il mozartiano accanito ha già sentito da qualche parte.



Il secondo tema della Marcia KV 335 n. 1 (a 0:36) è identico a quello di questo duetto.

189 - Un omaggio all'oboe

Abbiamo visto che il flauto, strumento non precisamente amato da Mozart, è uno degli strumenti a fiato più presenti nella sua produzione. Meno fortunato è stato l'oboe, strumento al quale Mozart ha dedicato un concerto un po' sgalfo (per giunta riciclato successivamente proprio per flauto), ma anche un eccellente quartetto con archi aggiunti, il KV 370, scritto a Monaco ai primi del 1781.

In quest'opera l'oboe è accompagnato dagli archi e fa sfoggio di tutta la sua eleganza nei temi, accuratamente studiati e calibratissimi. Per esempio, nel primo movimento, abbiamo subito un soggetto melodicamente originale, e tutta l'esposizione esce dai sentieri battuti. 

Non siamo ancora sulle vette espressive del Quintetto per clarinetto, ma si tratta comunque di una composizione sopraffina:


L'Adagio (in re minore) conferma in pieno la serietà e il livello di quest'opera. L'introduzione sembrerebbe tratta da uno dei quartetti per archi "maturi". Le note lunghe dell'oboe si fondono mirabilmente con il timbro dei suoi compagni di musica, ma il fatto che ci sia anche una cadenza rimanda alla stagione ormai prossima (anche se Mozart non lo sa ancora) dei concerti per pianoforte e di quelli per corno:


Come ci si può attendere, il Finale è più disteso, ma tutt'altro che sbrigativo o disimpegnato. Un rondò che si tiene insomma alla larga dai problemi posti dall'Adagio, ma con strofe molto lunghe ed elaborate.

C'è persino un guizzo della più bell'acqua haydniana, un cambio di tempo improvviso da parte dell'oboe rispetto agli archi (un passaggio da 6/8 a 4/4 al minuto 02:26). Le cose si rimettonoa posto un poco più tardi, a 02:47, quando l'oboe riprende il ritmo di 6/8 come se niente fosse. Un fatto del genere è molto raro in Mozart, se non unico:


Questo Finale mostra dunque che bizzarrie di questo tipo Mozart poteva permettersele benissimo, ma vi faceva ricorso con estrema parsimonia. Pur mostrando spesso il suo lato buffonesco nella vita, era estremamente serio nel comporre musica.

giovedì 22 dicembre 2011

188 - Club "Amici di Mozart" (2)

Il più grande amico di Mozart fu certamente Joseph Haydn, compositore quasi altrettanto geniale anche se ancora poco noto alla massa. Il suo contributo alla corrente Sturm und Drang (ne abbiamo visto un succoso assaggio nella Sinfonia n. 39 in sol minore) superò ampiamente quelli dei contemporanei, Mozart compreso, perché comprende almeno una decina di sinfonie grandiose:



Non mancano tonalità rare, come il fa# minore della 45 (che vedremo in un post a parte) e il si maggiore della 46:



Molte le differenze tra la sua musica e quella di Mozart: Haydn punta molto sull'originalità, sulle trovate umoristiche, sulle sorprese (pause inattese, scarti ritmici), mentre Mozart è più serio e ligio alle regole, ma anche dotato di una vena melodica migliore.

Curioso il fatto che i due amici eccelsero in generi diversi: Haydn era portato in particolare per le sinfonie e i quartetti per archi, Mozart invece per l'opera e per il concerto.

mercoledì 21 dicembre 2011

187 - Verso la Prima in sol minore: due sinfonie e una serenata (4)

Ultima composizione scritta prima della Sinfonia in sol minore KV 183, la Sinfonia KV 182 sembra quasi una cadenza d'inganno, tanto è un lavoro di routine che più routine non si potrebbe. Il primo tempo è aperto da una comunissima sequenza accordale, a suo modo caratteristica, che lascia presagire una discreta inventiva, ma non certo le sfuriate orchestrali della prossima sinfonia.


Anche il secondo tempo procede senza problemi di sorta, con il flauto dominatore della scena. Il movimento è placido, brevissimo, e dà appena il tempo di far brillare lo strumento che, d'altronde, Mozart non amava molto, come s'è visto.


Né il Finale appare meno sbrigativo dell'Andantino grazioso precedente:

martedì 20 dicembre 2011

186 - Verso la Prima in sol minore: due sinfonie e una serenata (3)

Se proprio non si va a spulciare nel campo dell'insolito (KV 388 e poco altro), una Serenata è quanto di più lontano possa immaginarsi da una sinfonia in sol minore. La KV 185, pur scritta poco tempo prima, non fa eccezione ed è costituita come di consueto da una sinfonia (con due minuetti) e da un concerto per violino in soli due tempi. 



Dopo un primo tempo tranquillo, ecco una discreta anticipazione dei tempi lenti che incontreremo nei concerti per violino, ormai non tanto lontani:


Seguono alcuni movimenti più convenzionali, ma il finale introdotto da un Adagio (che sulle prime dà l'impressione di un tempo a sé stante) si stacca dal livello generale dell'opera al pari dell'Andante grazioso appena ascoltato:







lunedì 19 dicembre 2011

185 - Amicizia in musica

Nell'ultimo anno della sua vita Mozart scrive due brani operistici pressoché coevi che inneggiano all'amicizia. Il primo, notissimo, è il Duetto "Bei Männern, welche Liebe Fühlen" intonato da Pamina e Papageno:


Meno celebre, ma di simile intensità, è un altro Duetto, "Deh prendi un dolce amplesso", tratto dalla Clemenza di Tito. Curiosamente è cantato da due voci femminili anche se i personaggi sono maschili (Annio e Sesto). Il pezzo è di chiaro sapore neoclassico ed è uno dei pù brevi mai scritti da Mozart (un minuto circa, scelta che rispecchia quell'economia di tempi e di mezzi caratteristica di quest'opera):


I due numeri sono molto affini nonostante provengano da generi lirici ben lontani fra loro (il Singspiel e l'opera seria). Il trattamento delle voci, intrecciate e trattate con procedimenti imitativi, ritornerà tale e quale nell'ultima Cantata massonica mozartiana, la KV 623 (a 0:37):


domenica 18 dicembre 2011

184 - Club "Amici di Mozart"

Si è parlato nell'ultimo post sulle composizioni Sturm und Drang del compositore Joseph Martin Kraus, sinfonista recentemente riscoperto dalla discografia che faceva parte della cerchia degli amici di Mozart. A titolo di curiosità, questo compositore tedesco/svedese ha quasi le sue stesse date di nascita e di morte (1756-1792).

Tra le sue composizioni legate a Mozart figurano un lied scritto in memoria dell'amico ("Öfver Mozarts död", ovvero "Sulla morte di Mozart") e una rielaborazione di una marcia dell'Idomeneo: nel video seguente si può ascoltare il pezzo originario e, dal minuto 4:07, la versione di Kraus, sensibilmente più lunga.

183 - Verso la Seconda in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei

Anche la Sinfonia KV 550, che svetta incontrastata nell'Olimpo delle più grandi opere di ogni tempo, ha qualche punto di contatto con un paio di sinfonie, pure in sol minore, scritte nello stesso periodo. Questa di Franz Anton Rosler, per esempio, è del 1787. Da un ascolto del primo tempo si possono ricavare gli spunti che possono avere stuzzicato Mozart, ma si misura anche agevolmente la ragguardevole distanza tra le due composizioni:



Sempre del 1787 è quest'altra sinfonia del "rivalissimo" Kozeluch. Rispetto a Rosetti, qui abbiamo un movimento di apertura molto più perentorio e veemente. Anche nel caso presente l'esposizione (specialmente verso la chiusura, per esempio a 1:24 e 1:33) contiene elementi che rimandano alla sezione analoga del KV 550:


Autore di solito rassicurante, di facilissimo ascolto (e per questo motivo amato dal pubblico viennese), Kozeluch non è affatto nuovo agli slanci del modo minore: molte sue sonate per tastiera seguono questa strada, seppur con minore maestria.


Anche il tempo finale di questa sinfonia merita di essere ascoltato.

sabato 17 dicembre 2011

182 - Verso la Prima in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei (6)

Joseph Martin Kraus, un altro compositore illustre, scrisse anch'egli sinfonie all'insegna di uno Sturm und Drang virile, come in questo caso. Fin dal Larghetto iniziale capiamo di trovarci di fronte a una sinfonia di eccellente fattura e grande serietà. Il do minore "sostituisce" degnamente il sol:



L'Andante non ripiega su formulette distensive. Il tema severo e l'incedere alternativamente accorato e trionfale rendono questo tempo atipico, ma perfettamente adatto all'atmosfera di tutta l'opera.


Il Finale è il movimento-capolavoro della Sinfonia e, in definitiva, di tutta la produzione kraussiana, con un tema scalpitante e altri soggetti di carattere eroico poi magistralmente trattati nello sviluppo. Di questa sinfonia c'è anche una versione con minuetto aggiunto, e in do# minore, ma non altrettanto significativa come questa.

martedì 13 dicembre 2011

181 - Solo per divertimento? (8)

I divertimenti KV 187 e 188, nonostante la vicinanza numerica, sono distanziati da circa 3 anni (il primo è del 1773, il secondo del 1776). Il KV 187, inoltre, è soltanto una trascrizione di pezzi composti da Gluck e Starzer, mentre il KV 188 è autentico e uno dei più affascinanti divertimenti mozartiani.


Di sapore quasi handeliano, il KV 188 punta molte delle sue carte sul bell'impasto timbrico (trombe e timpani, in alcune versioni anche flauti) e sulle felici trovate melodiche.

lunedì 12 dicembre 2011

180 - In cauda l'ameno

Il Quintetto in re KV 593 è opera particolarmente complessa: il primo tempo è aperto da un adagio introduttivo che si rifà probabilmente a Haydn; né l'Allegro che segue semplifica i toni, considerata la lunghezza dei temi e l'intreccio delle voci che fanno di quest'opera un lavoro poco frequentato e ancor meno conosciuto dal pubblico.



L'Adagio e il Minuetto seguenti confermano quest'aura di serietà. Nell'ultimo movimento, però, Mozart abbandona questa strada e scatena un tema popolaresco, una specie di parodia di quelle quinte cromatiche discendenti che di norma rappresentano il dolore in musica. Pur non rinunciando al contrappunto (nel II soggetto), la musica prosegue per tutto il Finale con una verve sconosciuta ai tre tempi che l'hanno preceduto: 


Questo lasciarsi andare può richiamare da lontano un altro Quintetto, il KV 516 in sol minore, che però ha sollevato perplessità d'altro tipo per via della tragicità che lo pervade e che invece non tocca questa composizione.

domenica 11 dicembre 2011

179 - Verso la Prima in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei (5)


Ed eccoci ad un'altra sinfonia, la più nota del lotto qui esaminato. E' difficile pensare che Mozart non l'abbia conosciuta e presa a modello (riuscendo peraltro a superarlo, considerando entrambe le composizioni nel loro complesso). La 39° sinfonia di Haydn, conosciuta anche coi nomi "Il mare turbato" e "Tempesta di mare", oscilla fin dalle prime battute tra l'angosciato e l'eroico:



Le note ribattute del tema principale potrebbero avere ispirato quello della Sinfonia KV 183. Sorvoliamo sul II tempo, troppo simile a moltissimi altri tempi distesi e innocui. Il Minuetto è invece severo e anch'esso molto vicino al movimento equivalente della Piccola mozartiana, anche nella pausa in un moderato maggiore costituita dal Trio: 


Ancora migliore il Finale, di espressività e potenza forse ancora maggiori del I movimento:

sabato 10 dicembre 2011

178 - Arie a confronto

Nel 1778 Mozart viene preso in ostaggio da una sua amica cantante (Dorothea Wendling) e obbligato a scrivere un'aria per lei. La scelta cade su un brano celebre della Didone Abbandonata metastasiana, libretto preso d'assalto dai compositori, anche da alcuni molto illustri (tra questi Albinoni, Jommelli, Piccinni e Mercadante, tanto per dare un'idea dell'arco temporale in cui questo dramma venne considerato dagli operisti).

Ascoltando la versione di Piccinni a confronto con quella di Mozart, si possono valutare agevolmente le differenze, non tanto di stile quanto di efficacia.


L'aria di Piccinni non manca di grazia, ma è priva di quella naturalezza realistica che invece Mozart, nonostante le convenzioni dell'epoca, riesce a conferire sia al recitativo che all'aria, nel complesso (e non a caso) più brevi rispetto al collega:



Lo stesso Schubert musicò la scena e Salieri, suo insegnante, vi apportò delle correzioni:

venerdì 9 dicembre 2011

177 - Verso la Prima in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei (4)

Un altro compositore che Mozart ha certamente tenuto presente è J. C. Bach, che tuttavia si attenne quasi sempre al garbo dello stile galante. Solo in un caso, comunque illustre (l'op. 6 n. 6, del 1770), tentò la strada della sinfonia in (sol) minore. Il fatto che quest'opera concludesse la serie delle sei sinfonie è un chiaro segno dell'importanza che Bach gli attribuiva:



L'esultanza innegabile del I tempo tradisce un certo felice disagio nell'uso del modo minore, ma la condotta delle parti è sicura, scintilla da una battuta all'altra. Non si avverte quella dimestichezza con la dimensione cupa e burrascosa del secolo che è invece tipica di compositori più moderni e meno inclini allo stile galante. 

Nel secondo tempo (3:25) Bach introduce un tema più serio, conservando il modo minore (cosa non comune per l'epoca), ma nel Finale (10:08) il clima quasi festoso del I movimento riprende il sopravvento. Se non proprio di una sinfonia Sturm und Drang in piena regola, si può parlare di un modo curioso di intendere il sol minore, lontano da drammi e da gesti clamorosi, che però non ebbe seguito nei contemporanei.

giovedì 8 dicembre 2011

176 - Verso la Prima in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei (3)

Non si conosce l'anno in cui fu composta la 2° sinfonia di Vanhal in sol minore, ma le analogie, che non sono sfuggite ai critici, potrebbero metterci sulla buona strada e indurci a datarla non dopo il 1773. Il nervosismo è più controllato, ma il risultato è ugualmente pregevole.

Il primo tema si fa strada lentamente, sinuoso e sinistro, seguito poco dopo da una sorta di variazione in maggiore (0:44). L'arguzia con cui è trattato rende superfluo un secondo soggetto, per cui l'esposizione è monotematica e lo sviluppo non aggiunge molto altro materiale, come avviene sovente in Haydn.

Molto più disteso è l'Adagio (5:02), in cui l'oboe domina la scena accompagnato dai pizzicati degli archi.


Di ben altro interesse è il Minuetto, animato da uno spirito sardonico alla Dittersdorf e melodicamente vicino al tempo analogo della KV 183, e anche il Trio (1:23) vi si appressa con il suo raffinato assolo per oboe. Il bellissimo Finale (3:47) ricorda per tensione e impegno sia la "Piccola" mozartiana che la 39 di Haydn:



mercoledì 7 dicembre 2011

175 - Verso la Prima in sol minore: due sinfonie e una serenata (2)

Dopo l'Allegro genericamente festoso che la apre, la Sinfonia KV 181 si abbandona improvvisamente a un breve e melodioso Andantino in cui spicca l'oboe:


Siamo nel pieno di un'Ouverture italiana, tant'è vero che anche il Finale viene attaccato direttamente dopo l'Andantino, senza pause. E' un rondò estremamente sbrigativo con una coda che spazza via definitivamente anche le poche ombre in minore, presenti nella prima delle due strofe del brano.


Tra quest'opera e la Sinfonia successiva s'inserisce la Serenata KV 185, che vedremo in un post successivo.

martedì 6 dicembre 2011

174 - Verso la Prima in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei (2)

Va detto a margine che la sinfonia settecentesca in minore non è di per sé necessariamente indice di adesione allo Sturm und Drang: occorre infatti distinguere tra quei compositori che effettivamente costellarono le loro sinfonie delle brusche sequenze accordali e delle folate di passione caratteristiche di quella corrente e gli altri che, per dirla col Tammaro, "lasciano da parte qualunque slancio drammatico e si limitano a rinforzare l'incisività dell'autore".

Tra questi figurano per esempio Gaetano Brunetti (cui fa appunto riferimento il Tammaro con quell'osservazione) e CPE Bach.


Se la sinfonia di Filtz rimane probabilmente solo un esempio cui non si può ricondurre la KV 183, molto più vicine sono le due Sinfonie in sol minore di Vanhal, autore che Mozart conobbe personalmente e con cui suonò anche in quartetto. La prima, scritta nel 1771, ci immerge subito in un esempio indomito di Sturm und Drang:


Mozart può essersi ispirato a quest'opera più per il fremito affannoso ed eroico che la percorre che non per la struttura o le idee melodiche. Il secondo tempo (4:04) è di fatto il movimento centrale di quello che potrebbe essere benissimo un concerto per violino e orchestra: niente di più lontano, dunque, dall'omologo mozartiano della KV 183.

Il Minuetto, pur conservando interamente i connotati di una danza, è nondimeno serio come il primo tempo, mentre il Finale (2:57) sembra riprendere le mosse dalla Sinfonia n. 39 di Haydn, che ascolteremo in seguito:

lunedì 5 dicembre 2011

173 - Verso la Prima in sol minore: lo Sturm und Drang e i contemporanei

Oltre a considerare le opere mozartiane cronologicamente vicine alla Piccola in sol minore, in questo e nei prossimi post ascolteremo composizioni di altri autori che, se non l'hanno ispirata direttamente, possono comunque darci un'idea del repertorio sinfonico "tempestoso" dell'epoca.


Nel decennio che precede la KV 183 non sono pochi i compositori classici che si cimentano nella creazione di appassionate sinfonie in minore improntate al movimento dello Sturm und Drang (letteralmente "impeto e tempesta"), raggiungendo in alcuni casi esiti ragguardevoli. Non si tratta solo di grandi autori come Haydn, ma anche - come vedremo - di minori più o meno illustri. Per esempio il poco conosciuto Anton Filtz:



Un'altra versione di questo I tempo si può ascoltare in http://www.youtube.com/watch?v=w4I_2SZpSJg.

Si tratta di un movimento in miniatura, come si può constatare dalla durata, privo di ripetizioni e basato su  figurazioni nervose e scattanti (tra cui una sequenza accordale ripetuta più volte con andamento ascendente e discendente). Queste formule ci introducono ai tratti caratteristici della musica Sturm und Drang. Anche il secondo tema e lo sviluppo si uniformano a questa semplicità melodica, al limite dello scheletrico. Più che per le sue opere, comunque, Filtz è noto perché è morto ingerendo ragni vivi, che a suo dire sapevano di fragole (http://en.wikipedia.org/wiki/Anton_Fils).




Bonus per il 5 dicembre: un bell'articolo sulla genesi del Requiem mozartiano trovato proprio oggi andando a spasso per la rete... http://www.fulminiesaette.it/modules/news/article.php?storyid=961

domenica 4 dicembre 2011

172 - Verso la Prima in sol minore: due sinfonie e una serenata

Difficile pensare a un percorso lineare del sinfonismo mozartiano quando si pensa alla Piccola sinfonia in sol minore KV 183 e alle opere dello stesso genere che l'hanno immediatamente o di poco preceduta. Ha certamente più senso considerare anche i lavori dei contemporanei che, in un accesso di Sturm und Drang che ha dato ottimi frutti, diedero molto probabilmente a Mozart un po' di spunti necessari per assimilare, come suo solito, una corrente, uno stile, un modo di essere, e di trarne come il meglio.

Restano, però, quelle sinfonie galanti composte pochi mesi o addirittura pochi giorni prima della KV 183. Una di queste, dall'inizio particolarmente festoso e del tutto privo di problemi, la Sinfonia KV 181 in re maggiore, pienamente in linea con la propria tonalità:


A titolo di mera curiosità riportiamo qui anche una trascrizione per orchestra di mandolini. Un'altra versione originale improbabile, insomma, ma i tremoli iniziali sembrano adattarsi a questo particolare strumento per cui scrisse anche Vivaldi:


sabato 3 dicembre 2011

171 - Concertati: il percorso mozartiano (9)

Dopo i due sfortunati tentativi di scrivere la sua prima grande opera buffa, Mozart deve accontentarsi di scrivere diverse scene suddivise in recitativo e arie, spesso per opere di altri autori. Pochi i concertati (ma molte le musiche strumentali) che lo separano dalla stesura dell'operina Der Schauspieldirektor e dalle Nozze di Figaro: tra questi, quasi a titolo di mera curiosità ascoltiamo il terzetto che segue, "Dal gran regno delle Amazzoni" KV 434, oltretutto incompiuto e frammentario alla stregua dell'Oca del Cairo e dello Sposo deluso:


Migliore, nel complesso, l'altro terzetto composto in questo periodo, "Das Bandel", che a differenza di questo è di tipo domestico, non avendo per destinazione la scena teatrale (http://www.youtube.com/watch?v=M0Gz8JU6t0k).

venerdì 2 dicembre 2011

170 - L'addio al piano di Mozart

Qualche volta vi sarà capitato di ascoltare l'Andante in fa KV 616 eseguito su un pianoforte e magari di pensare che questo sia stato l'ultimo brano scritto da Mozart per la tastiera. Sbagliato: quell'Andante è stato composto espressamente per l'organo, al punto da essere annotato su tre pentagrammi in chiave di sol. Per trovare il pezzo con cui Mozart dice addio alla tastiera (o meglio al fortepiano) occorre fare un passetto indietro.

Le variazioni in fa maggiore su un tema di singspiel hanno molti dei tratti comuni alle opere del terzo stile mozartiano: lontananza dai trionfalismi, tendenza all'essenziale, semplicità a oltranza che, a dispetto delle apparenze, conferisce una doppia dimensione al brano: ingenuo in superficie, denso di rivelazioni in realtà.

Il tema, tutto sommato uno dei migliori variati da Mozart, è già di per sé palesemente lineare e cantabile, e par quasi insensibile alle trasformazioni cui viene sottoposto. Ancora più lievi sono i cambiamenti subiti dall'introduzione al tema, un inciso di otto battute che ha stupito i critici e che, verso la fine (13:23), viene argutamente sovrapposto alla melodia principale:


E' stata poi rilevata anche la (non evidentissima) somiglianza tematica di quest'introduzione con quella del brano dei tre Geni nel Flauto Magico:


giovedì 1 dicembre 2011

169 - Recitativi accompagnati (2)

Anche nella seconda opera scritta per l'Italia, la serenata teatrale Ascanio in Alba, Mozart scrive alcuni recitativi accompagnati (tre in tutti). In rete si ha traccia del primo, "Perchè tacer degg'io", che conferma gli esiti già apprezzabili del recitativo contenuto nel Mitridate:


Nei passaggi orchestrali inframezzati dagli interventi vocali si coglie a tratti la stessa ispirazione che ammiriamo nelle sinfonie coeve. Dopo un altro bel recitativo verso la fine del Sogno di Scipione, Mozart scatenerà la propria inventiva nel Lucio Silla, che trabocca letteralmente di queste scene (ben 10 variamente ripartite fra i tre atti). 

mercoledì 30 novembre 2011

168 - Concertati: il percorso mozartiano (8)

Dopo l'Oca del Cairo Mozart ritenta senza indugio la via dell'opera buffa cominciando a musicare il libretto di un autore ignoto. E ci mette tutto l'entusiasmo che ci si può aspettare da un compositore giovane che anela a scrivere un capolavoro teatrale. Dopo un'ouverture degna delle sue migliori, Mozart ne riutilizza i temi per introdurre (senza soluzione di continuità) un quartetto che non sfigura davanti ai capolavori già ascoltati nell'Idomeneo e nel Ratto:


Questa vena rimarchevole si mantiene nel complesso anche nelle Arie seguenti ("Nacqui all'aria trionfale", "Dove mai trovar quel ciglio?") e in un Terzetto che, disgraziatamente, resterà l'ultimo pezzo scritto da Mozart per quest'opera, che poi abbandona in vista - pare - di progeti più sostanziosi. Bisognerà aspettare le Nozze di Figaro (ben tre anni di tempo) per ritrovare il compositore alle prese con un'opera, nonostante i grandi lavori che han già visto la luce e i preziosi brani staccati che scriverà nel frattempo.

martedì 29 novembre 2011

167 - Solo per divertimento? (7)

Del tutto atipico l'inizio del quarto divertimento mozartiano, il KV 186 per strumenti a fiato. Il tempo è infatti in 3/4, ma è soprattutto il ritmo di valzer a sorprendere l'ascoltatore, nonostante il materiale tematico trascurabile. Il Minuetto (2:02), più solidamente costruito, è perfettamente settecentesco nel suo incedere meccanico, ma più cantabile nella seconda sezione e soprattutto nel Trio:


L'Andante successivo (4:23) sembra quasi introdurci nelle scene d'opera e anticipa lontanamente l'atmosfera presente nelle arie di Don Ottavio. Quasi religioso, invece, l'Adagio (6:48) che sembra ormai distante mille miglia dal frivolo inizio di questa composizione. L'Allegro finale (9:15) è relativamente esteso e, con i suoi 2/4, crea un nuovo stacco rispetto ai movimenti precedenti.

lunedì 28 novembre 2011

166 - Concertati: il percorso mozartiano (7)

Nello spazio non piccolo che intercorre tra il Ratto e le Nozze di Figaro, Mozart compone due frammenti d'opera: l'Oca del Cairo (KV 422) e lo Sposo deluso (KV 430), variamente giudicati dalla critica. In entrambi i casi, fortunatamente, Mozart ha almeno "fatto in tempo" a comporre dei concertati prima di abbandonare la stesura.

Se il livello generale non è lo stesso delle due opere maggiori menzionate, gli esiti raggiunti sono ad ogni modo degni di nota. Nell'Oca del Cairo spicca il Finale del I atto, uno dei più lunghi mai composti da Mozart:


Molte e pregevoli le sezioni di questo brano chilometrico (ne sono state individuate otto, secondo Erik Smith), che anticipa in più punti i Finali delle Nozze, oltre a possedere un ritmo serrato e alcune felici idee melodiche (per quanto la caratterizzazione dei personaggi sia ancora scarsa).

domenica 27 novembre 2011

165 - Sinfonie concertanti e sinfonie sconcertanti (4)

E ora si passa dagli astri ai bassifondi della musica classica: il carneade Cambini (1746-1825) alle prese con una Concertante per oboe e fagotto dalle scarse attrattive. Dove Mozart e Haydn allietano l'ascoltatore con i loro colpi d'ala  e l'unità delle loro composizioni, Cambini riesce a fare soprattutto confusione e a ottenere effetti timbrici e sviluppi melodici modesti. Il mestiere certo non manca, ma è anche l'unica cosa che sostiene questo compositore che pure ebbe una certa fortuna a Parigi.


Ben più sostanziosa la qualità melodica della Sinfonia concertante di J.C. Bach qui presentata (per violino e violoncello), soprattutto in questo piacevole rondò di marca palesemente premozartiana:




sabato 26 novembre 2011

164 - Sinfonie concertanti e sinfonie sconcertanti (3)

La Sinfonia concertante di Haydn, pur di buon livello, ha lasciato perplessi alcuni critici. Tra questi, Sternfeld e Wellesz, che nel loro libro sulla Sinfonia e il concerto nell'età illuministica hanno osservato, tra l'altro, che...

"L'autografo della Symphonie concertante in si bemolle rivela una fretta insolitamente frenetica, pur tenendo conto che la scrittura di Haydn è tipicamente frettolosa e abbreviata. Nessuna edizione esistente ha pienamente risolto le incoerenze di questo autografo, che hanno spinto i revisori a risolverle in modo insoddisfacente [NdA: Il solo testo valido è quello della prima partitura tascabile, a cura di Christa London, London 1969], ma è evidente che questo lavoro relativamente tardo (1792) non è allo stesso livello delle sinfonie del medesimo periodo.


L'unità, essenziale secondo i concetti di Haydn, è resa più frammentaria in un concerto per quattro solisti che in un concerto per uno solo. Nello sforzo di raggiungere l'unità tra il solo e il tutti, Haydn colloca i solisti nella sezione finale del tutti orchestrale. Ma il risultato è ambiguo, perché i solisti suonano strumenti che già si trovano nell'orchestra. (Mozart omette i clarinetti dall'orchestrazione del suo Concerto per clarinetto.)"
Del secondo movimento restano un tema molto semplice, un'atmosfera dimessa e un'elaborazione incessante. Come sempre Haydn parte con una melodia sola e la spreme oltre i limiti del possibile. Tuttavia questo è il brano meno interessante dell'opera. Molto più originale è il terzo tempo con i suoi richiami al mondo operistico, genere peraltro non prediletto dall'autore:


Dopo l'inizio trionfale, il violino solista si esibisce in un recitativo interrotto a più riprese dall'orchestra prima di esporre il tema vero e proprio, una giravolta esultante. Inutile inoltrarsi in analisi formali, meglio godersi questo Finale che sta pienamente alla pari con le eccellenti Sinfonie haydniane coeve.

venerdì 25 novembre 2011

163 - Sinfonie concertanti e sinfonie sconcertanti (2)

Riprendiamo la rassegna delle sinfonie concertanti reperibili in rete per completare il quadro di un genere che, pur nato in Francia, raggiunse i suoi migliori esiti in Austria e in Germania. Tra oggi e i prossimi giorni ascolteremo tre esempi, due di buon livello (Haydn e J.C. Bach), uno piuttosto deludente (Cambini, autore che entrò forse in contrasto con Mozart proprio ai tempi della mancata esecuzione della Concertante per fiati).

La Sinfonia Concertante di Haydn per oboe, fagotto, violino e violoncello è un'opera scritta nel 1792 da un compositore in auge, gratificato dal successo delle prime Londinesi. Pare che questo genere di composizione fosse caro ai Londinesi grazie ai precedenti esempi di Johann Christian Bach, ex idolo della folla inglese musicofila e pregevole sinfonista. Quest'opera, che pur non raggiungendo il livello delle sinfonie haydniane coeve venne ammirata dal pubblico, ha in ogni caso dei momenti splendidi.

Si noti che in orchestra sono presenti gli stessi strumenti che compaiono in scena come solisti, cosa che (come vedremo) è piaciuta pochino ad alcuni critici.


Il primo tempo è basato su un tema solo, fatto frequente in Haydn e molto raro in Mozart (che lo utilizzò addirittura a fini parodistici, in un caso, vale a dire nella Sinfonia KV 129 in sol, o con intenti ben più seri come nel Trio KV 502). Il tema viene naturalmente manipolato a lungo, prima dall'orchestra (1:33 di esposizione) e poi dai solisti (più di due minuti e mezzo), spezzettandosi in vari spunti, tra i quali spicca un sottotema (0:40) che avrà qualche importanza nel corso del brano.

Orchestra e fiati si dividono con relativa equità il materiale, ed è la prima ad avere le parti più trascinanti, mentre l'eloquio dei solisti è più raffinato ma meno avvincente. Rispetto alla Concertante mozartiana, si nota dunque un maggior equilibrio.

Lo sviluppo comincia a 4:10, anche se si sarebbe potuto considerare tale già la seconda esposizione, vale a dire quella dei fiati, in cui il tema era trasformato considerevolmente rispetto alla sua prima comparsa. Ci si sarebbe aspettati una nuova melodia, in modo da conferire al pezzo un carattere più vario: si riparte invece da capo con lo stesso soggetto dell'incipit, che può ricordare altre sinfonie monotematiche (la 58 valga come esempio per tutte) e non ha di per sé nulla di particolare, neppure la fierezza di quello che apre la Concertante mozartiana con la sua sequenza accordale, ma suggerisce a Haydn considerazioni in musica sempre nuove. Anche la conclusione dell'orchestra prima della ripresa è sensibilmente diversa da quella con cui era terminata l'esposizione.

Nella ripresa (5:21) torna, in minore, il sottotema incontrato all'inizio, quasi a ribadire la monolicità di questo movimento, e il passaggio di modalità non è che una delle tante risorse per alimentare l'inventiva del compositore. Si giunge così alla cadenza (7:34), pure tutta incentrata sul materiale melodico finora ascoltato, e alla conclusione (8:59) che ricalca, com'è di prammatica, la frase finale dell'esposizione.


giovedì 24 novembre 2011

162 - Di Mozart oppure no? (6) - La versione di Levin

Nell'ultimo movimento Levin opera un'altra modifica radicale: via il ritornello orchestrale (in effetti un po' ridondante) alla fine di ogni intervento dei solisti; in compenso ogni variazione viene ripetuta in tutte le sezioni, con l'effetto di allungare  la durata del movimento rispetto alla versione manoscritta:


Privata del suo stacchetto ricorrente di chiusura, l'orchestra si limita a sostenere l'impalcatura armonica lasciando il campo aperto al concertino. Ciò contrasta apertamente con il nome della composizione (Sinfonia concertante), che sarebbe sì destinata a un gruppo di solisti, ma anche a un complesso orchestrale, riducendola quasi a una serenata o a un divertimento per fiati.

Levin modifica e accorcia anche quell'intermezzo lasciato agli archi verso la fine dell'opera (è uno dei pochi interventi orchestrali in questa versione, subito accantonato per fare spazio a una cadenza dell'oboe - ce ne sarà un'altra del flauto più avanti, nel vaudeville conclusivo). 


mercoledì 23 novembre 2011

161 - Solo per divertimento? (6)

Dopo i tre divertimenti/sinfonie KV 136-138, Mozart riprende questo genere limitandosi, per la prima volta, a scrivere solo per strumenti a fiato. Una scelta che in un futuro nemmeno troppo lontano darà alla luce le tre grandi Serenate KV 361, 375 e 388, ma per il momento non pone troppi problemi sotto l'aspetto formale e si presenta quasi come una composizione rilassante, tanto per l'autore quanto per l'ascoltatore:


Dopo questo I tempo giocoso e innocuo abbiamo un minuetto dal tema quasi parodistico per i suoi continui botta e risposta di sorridente meccanicità:


A un andante grazioso punteggiato dal fagotto (http://www.youtube.com/watch?v=MYxJWjWp_q8) fa seguito un tempo brevissimo e più raccolto (Adagio), prima dello spigliato Finale haydniano con le sue note ribattute (1:19):


martedì 22 novembre 2011

160 - Recitativi accompagnati - Lo scavo psicologico mozartiano in diretta

Anche nelle sue opere convenzionali Mozart fa capire chi è: se non ci sono i concertati, da sempre suo potente mezzo di caratterizzazione musicale (come si è visto), un altro tipo di numero operistico può tornare utile per ovviare alla fissità delle arie e delle strutture barocche ancora ben vive nell'opera seria e in molti altri generi minori (per esempio le serenate teatrali): il recitativo accompagnato.

Non si tratta di una via di mezzo vera e propria tra il recitativo secco, puro racconto dell'azione, e l'aria, espressione di uno o più sentimenti del personaggio in scena, bensì una sorta di analisi psicologica di quel che gli passa per la testa e per l'anima. Fin dai suoi primi lavori teatrali il genio mozartiano si rivela in questa particolare modalità compositiva:


Qui Mozart introduce una cavatina nella sua prima opera seria (Mitridate) imprimendo all'orchestra un movimento agitato, e pazienza se il linguaggio è ancora quello barocco, con terzine, volate, trilli minacciosi; la potenza espressiva è già pienamente personale, la mano è quella d'un'operista nato e già cresciuto. Notevole è anche l'aria, che mantiene viva questa tensione fino al termine, dove il recitativo accompagnato sorprendentemente riprende.

Vedremo successivamente altri esempi di recitativi accompagnati giovanili che rivelano nuovamente queste capacità, prima di passare a quelli più noti.

lunedì 21 novembre 2011

159 - Mozart massonico: lo strano caso della Cantata KV 429

La bella Cantata massonica "Dir, Seele des Weltalls", KV 429, si compone di due pezzi completi solo per la linea vocale e per il basso, qua e là orchestrati, nonché di un terzo brano interrotto alla 17° battuta, di fatto quando interviene la voce.





Se i primi due brani (un coro maestoso, scintillante e una quieta aria per tenore), agevolmente ricostruiti, funzionano perfettamente anche da soli, il terzo (e quelli che si suppongono essere gli altri numeri mancanti di questa Cantata) sono stati completati da un autore austriaco contemporaneo, Rainer Bischof, nientemeno che nel 1991:


Non ci trovate qualcosa di strano? Di fatto solo la parte abbozzata da Mozart è presente (comprese le 4 misure in cui il tenore ha voce in capitolo), ma Bischof è intervenuto "dodecafonicamente" anche in quelle prime 17 battute, inserendo altri strumenti che suonano in barba alla tonalità d'impianto, e poi ha continuato a modo suo, sempre alla moderna. Un intervento che trovo sgradevole, ma che permette se non altro di ascoltare quel poco che Mozart aveva effettivamente messo in partitura.

Non contento, Bischof ha aggiunto anche un Recitativo (che stavolta è tutto suo):


Il Coro iniziale chiude poi la Cantata, senza ulteriori interventi da parte di questo curioso revisore.