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lunedì 26 marzo 2012

234 - Novità mozartiana

All'inizio di questo mese è stata annunciata la scoperta di un inedito mozartiano in Tirolo. Il brano, eseguito appena due giorni fa a Salisburgo, è stato sviscerato dalla critica e, se l'autenticità mozartiana pare al momento confermata, non appare chiarissima la datazione del brano. Intanto si tratta di un Allegro in do maggiore isolato, che nel fraseggio si potrebbe attribuire a un Mozart ancora molto giovane:


Se l'incipit può ricordare un po' quelle delle prime sonate per fortepiano (KV 279-284), scritte intorno al 1775, gli studiosi daterebbero la composizione di questo brano al 1767, che dunque sarebbe stata vergata da un Mozart undicenne. 

Maggiori informazioni si possono trovare qui: http://www.thehistoryblog.com/archives/15759

domenica 25 marzo 2012

233 - Oggi sur magna ce so' stati un'ora

Al Miserere di Allegri, capolavoro di musica sacra, si ricollegano le figure di due grandi artisti: il nostro Mozart e il poeta Giuseppe Gioacchino Belli. Il primo trascrisse l'opera a memoria da cima a fondo dopo due soli ascolti, benché il manoscritto della partitura non fosse disponibile al pubblico; il secondo fece riferimento al Miserere in un suo gustoso sonetto in cui spicca l'esilarante gioco di parole del novo verso:



Er Miserere de la Sittimana Santa


Tutti l’ingresi de Piazza de Spagna
nun hanno altro che ddí ssi cche ppiacere
è de sentí a Ssan Pietro er Miserere
che nissun’istrumento l’accompagna.

Defatti, cazzo!, in ne la gran Bretagna
e in nell’antre cappelle furistiere
chi ssa ddí ccom’a Rroma in ste tre ssere
”Miserere mei Deo sicunnum magna?”

Oggi sur “magna” ce sò stati un’ora;
e ccantata accusí, ssangue dell’ua!,
quer maggna è una parola che innamora.

Prima l’ha ddetta un musico, poi dua,
poi tre, ppoi quattro; e ttutt’er coro allora
j’ha ddato ggiú: “mmisericordiam tua”.

Mozart scrisse anche il suo Miserere nel 1770, in la minore:

sabato 24 marzo 2012

232 - Il Flauto magico, ovvero la fusione ideale tra opera italiana e tedesca

Chissà se i primi spettatori del Flauto magico sbigottirono ascoltando un singspiel genialmente intriso di elementi tedeschi e italiani, e in particolare il lungo recitativo accompagnato che ha luogo nel Finale del I atto e ci mostra Tamino alle prese con un sacerdote e coi suoi primi dubbi (chi è realmente Sarastro? Un malfattore o un benefattore? E la Regina della notte?):

Dai dialoghi si passa così a passi che potremmo ritrovare in un'opera seria (e forse non è un caso che la Clemenza di Tito sia coeva al Flauto): la stessa Regina della Notte si presenta con un solenne e breve recitativo, e con lo stesso mezzo Sarastro suggella lo scorno e la sconfitta dei suoi nemici al termine dell'opera.
A riequilibrare quest'apparente intrusione italiana nell'opera penserà lo scanzonato Papageno.