Chissà se i primi spettatori del Flauto magico sbigottirono ascoltando un singspiel genialmente intriso di elementi tedeschi e italiani, e in particolare il lungo recitativo accompagnato che ha luogo nel Finale del I atto e ci mostra Tamino alle prese con un sacerdote e coi suoi primi dubbi (chi è realmente Sarastro? Un malfattore o un benefattore? E la Regina della notte?):
Dai dialoghi si passa così a passi che potremmo ritrovare in un'opera seria (e forse non è un caso che la Clemenza di Tito sia coeva al Flauto): la stessa Regina della Notte si presenta con un solenne e breve recitativo, e con lo stesso mezzo Sarastro suggella lo scorno e la sconfitta dei suoi nemici al termine dell'opera.
A riequilibrare quest'apparente intrusione italiana nell'opera penserà lo scanzonato Papageno.
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