Al Miserere di Allegri, capolavoro di musica sacra, si ricollegano le figure di due grandi artisti: il nostro Mozart e il poeta Giuseppe Gioacchino Belli. Il primo trascrisse l'opera a memoria da cima a fondo dopo due soli ascolti, benché il manoscritto della partitura non fosse disponibile al pubblico; il secondo fece riferimento al Miserere in un suo gustoso sonetto in cui spicca l'esilarante gioco di parole del novo verso:
Er Miserere de la Sittimana Santa
Tutti l’ingresi de Piazza de Spagna
nun hanno altro che ddí ssi cche ppiacere
è de sentí a Ssan Pietro er Miserere
che nissun’istrumento l’accompagna.
Defatti, cazzo!, in ne la gran Bretagna
e in nell’antre cappelle furistiere
chi ssa ddí ccom’a Rroma in ste tre ssere
”Miserere mei Deo sicunnum magna?”
Oggi sur “magna” ce sò stati un’ora;
e ccantata accusí, ssangue dell’ua!,
quer maggna è una parola che innamora.
Prima l’ha ddetta un musico, poi dua,
poi tre, ppoi quattro; e ttutt’er coro allora
j’ha ddato ggiú: “mmisericordiam tua”.
Mozart scrisse anche il suo Miserere nel 1770, in la minore:
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