Non ci si aspetterebbe mai che, in un'opera buffa frizzante e disimpegnata come La finta giardiniera (in realtà uno dei primi capolavori operistici mozartiani) figurino due recitativi accompagnati, il secondo dei quali è una sorta di dramma nel dramma.
Vediamo però con ordine questa breve sequenza. Il Contino, uno degli svariati personaggi della Finta, ha in sorte un lungo recitativo variamente strumentato di circa 3 minuti ("Ah non partir", seguito dall'aria "Già divento freddo"). Come spesso avviene in questi casi, è la prima sezione della scena ad attirare maggiormente l'interesse (l'aria si muove lungo sentieri consueti, adottando il convenzionale lessico buffo).
Nel recitativo accompagnato, invece, Mozart fa sfoggio di melodie più accattivanti e aromatizzate. Altrettanto si può dire del secondo della serie, "Dove mai son! Tu mi lasci?". Raffinatissimo, poi, il duetto della riconciliazione che lo segue a 3:01, preludio al coro finale.
Nonostante l'età assai giovane del compositore, le sfumature psicologiche sono ormai una materia dominata e resa con semplice maestria, anche se in queste opere i caratteri sono ancora appena accennati. Ben presto, quando verrà alle prese con libretti meglio costruiti, Mozart dimostrerà cos'è capace di fare in modo anche più evidente di questo.
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