Un Mozart ruvido: è questo che volevate? Ed eccolo, ben rappresentato dal suono tagliente degli archi in uno dei sui primi Quartetti (è il KV 159, scritto a Milano e poco noto). Dopo un primo tempo Andante all'acqua di rose Mozart scatena la sorpresa con un Allegro in sol minore appassionato ma anche scontroso e violento, all'Arancia meccanica insomma.
Più desolato e fine (per la presenza luminosa dei fiati, ndr), ma sempre piuttosto brusco è anche l'ultimo tempo del concerto per pianoforte in do minore KV 491: ci troviamo nella piena stagione dei capolavori, stavolta, con accenni di pessimismo a oltranza in alcune delle opere più tragiche (vedasi anche la Sonata KV 457 e relativa Fantasia KV 475 in omaggio per maggiori informazioni).
Ah. già, la fantasia KV 475. Non ne avevamo mai parlato, lo facciamo adesso. Forse è l'opera più orientata al secolo successivo che Mozart abbia composto, pur se ispirata alle analoghe composizie di C.P.E. Bach, maestro indiscusso del genere. Potrebbe essere tranquillamente un brano romantico e invece è tutto rigorosamente classico, come tutto il resto della produzione mozartiana.
Si parte col preludione imbronciato e misterioso, nel do minore dei poeti incompresi. Circospettissimo, con un basso albertino da ufficio inchieste poi rimpiazzato dalle note ribattute per creare maggiore tensione, questo inizio molto esteso accompagna l'interprete e l'ascoltatore fino alle soglie di una delicata canzone per piano e basta (03:35, Gould ce la fa aspettare con una suspence che sfiora il racconto alla Hitchcock).
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