Con il KV 40 Mozart ripesca Honauer (I tempo), mentre nel secondo movimento si basa su un brano di Eckard e nel terzo ricorre a un pezzo di carattere di una nostra vecchia conoscenza, Carl Philipp Emanuel Bach.
Lodato da Della Croce come "poeta della tastiera", Eckard fornisce al bambino prodigio una sonata in un tempo solo, a dire il vero un po' sdolcinata, ma buona per far pratica e assorbire un altro bel po' di stile galante dopo quello ammannito da Johann Christian Bach nelle sinfonie.
Non potrebbe essere più evidente il contrasto col tempo conclusivo, costruito sulla Boehmer, dal tema non popolare ma comunque incisivo e martellato. Carl Philipp Bach si dilettava di scrivere delle miniature con titoli francesi e tedeschi, e tra questi figura per l'appunto questa Boehmer, una sorta di corsetta sulla tastiera dai toni gioiosi un po' rozzi, lontani dalle emozioni visionarie del Bach di Berlino.
Mozart stavolta ci aggiunge poco, ripetendo la melodia con l'orchestra e schiaffando in partitura qualche effimero intervento dei fiati.
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