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giovedì 19 luglio 2012

248 - Concertati: il percorso mozartiano (18)

Dopo il primo concertato, sorto spontaneamente dall'ouverture, abbiamo a poca distanza un terzetto (Donna Elvira, Don Giovanni e Leporello) curiosamente bipartito: da una parte Donna Elvira si lamenta per essere stata sedotta, sposata e abbandonata, dall'altra il padrone e il servo si scambiano a parte i loro commenti sulla nuova arrivata, pur senza riconoscerla:


La caratterizzazione dei personaggi è ottenuta con un diverso trattamento degli intervalli: ampi quelli Donna Elvira, modestissimi quelli riservati a Don Giovanni e Leporello, che quasi cantano melodie su gradi congiunti. Questo gigantismo espresso nella distanza tra nota e nota nella parte di Donna Elvira tornerà anche nell'aria "Ah fuggi il traditor" e prenderà strade più complesse e accidentate nel Quartetto "Non ti fidar o misera", come vedremo.

4 commenti:

  1. oh cielo Elvira Bartoli... :D:D
    In effetti i salti ampi caratterizzano il personaggio di Elvira, nervoso e frustrato.
    La scrittura mozartiana del quartetto rende perfettamente la situazione: lo sfogo di una donna esasperata e ferita, e il parlottare sottovoce dei due nascosti osservatori.

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  2. A me fa impazzire per le facce che fa, entra proprio nel personaggio e non lo molla più :D

    Benché Donna Elvira sia un carattere notevolissimo nella sua teatralità e nella sua pazzia, descritta più ancor dalla musica che suggerita dal testo, più sfaccettato è il temperamento di Donna Anna.

    Entrambe dubitano, ma Donna Elvira ha un modo di fare più angoloso, mentre Donna Anna alterna momenti di slancio imperioso a teneri ripiegamenti in se stessa, come si può osservare nell'aria "Or sai chi l'onore" che la scolpisce indelebilmente.

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  3. Elvira mi ricorda un po' Elettra, con una linea di canto quasi nevrotica, con ampi salti e scatti improvvisi.
    A tratti Elvira sembra quasi vittima di una parodia mozartiana (per esempio l'arcaicizzante "ah fuggi il traditor")

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  4. Non so più chi abbia definito "Ah fuggi il traditor" una parodia dello stile di Handel. Certo è che lo è, nel ritmo, nelle colorature e nell'andamento della linea melodica.

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