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martedì 23 novembre 2010

7 - Tra un Bach e l'altro

Accanto alle sonate e ai pezzi per violino e pianoforte, a quest'epoca appartengono molte altre opere incompiute, pure dedicate a Konstanze. L'unica effettivamente completata (e inviata in dono alla fresca sposa) è una composizione ignorata dalla discografia mozartiana (se per caso qualcuno l'ha incisa, per cortesia fatemi un fischio): i cinque solfeggi per voce sola KV 393. In altre parole, esercizi. Merita però un accenno il secondo, ricalcato sulle note del bellissimo Christe eleison dalla Messa KV 427.

Molto più nota e discussa è la Fantasia in re minore KV 397, dove la recente conoscenza di Bach si fa particolarmente sentire (cfr. andante introduttivo), ma non si può trascurare l'influsso dell'altro grande Bach, Carl Philipp, che certo ebbe buona voce in capitolo per quanto riguarda il carattere e la divisione in (numerosi) episodi del brano. Nella Mozart Complete Edition la pianista Mitsuko Uchida rinuncia a completare l'allegretto conclusivo, che pur non essendo compiuto è di mano mozartiana se si escludono le ultime 10 battute, sbrigativamente vergate da August Eberhard Müller (Mozart ha infatti riposto la piuma alla 97° battuta).

Come si era disimpegnata la Uchida? Ce lo dicono le note del CD Philips: "L'altra Fantasia, K. 397, rimase incompiuta. Una edizione ottocentesca la presentò integrata da 10 battute conclusive che sono poi rimaste nell'uso; ma nella presente incisione l'interprete preferisce terminare con una chiusa da lei stessa concepita che, come quella di Mozart nella K. 475, utilizza lo stesso materiale dell'inizio della Fantasia". Penso sia l'unica esecuzione di quest'opera che risolva così il problema dell'incompiutezza.



Da 5:53 in poi c'è la conclusione della Uchida.

Il revival barocco s'intensifica nella Suite KV 399, autentico viaggio nel passato con qualche trovatina più adatta al tempo in cui il pezzo è stato scritto. Di Suite effettivamente si tratta, essendo divisa e ordinata allo stesso modo di una suite antica (ouverture con fuga incorporata, allemande, courante, sarabande, ecc.), ma a differenza dei grandi esempi bachiani e handeliani, la tonalità cambia di danza in danza. Così l'ouverture (un preludio in piena regola) è in un severo do maggiore, la fuga in la minore, l'allemande in do minore, la courante in mi bemolle, la sarabande (purtroppo appena abbozzata, 6 misure sole) in sol minore.

Insomma, un esperimento in cui Mozart analizza a spirale le tonalità vicine a quella di do. La splendida fuga sarà antiquata, poco mozartiana e tutto, ma è comunque un pezzo da novanta. Pare in ogni caso che la Suite, benché composta per clavicembalo, suoni molto meglio all'organo:



Quanto alla Fuga, da ascoltare la splendida interpretazione di Koopman, stavolta al clavicembalo. O quella di Penson (da 1:30 in poi):



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