Riprendo la Sonata KV 380, cui avevo accennato poco prima, che presenta una struttura stavolta regolarissima e un primo tempo fra i più limpidi dell'opera mozartiana:
Segue un enigmatico tempo in sol minore, non disperato come ci aspetteremmo considerando la tonalità, ma oscillante fra malinconia e speranza. In realtà il sentimento è magistralmente indefinito come riapparirà, ancor più potente, nel primo movimento del Concerto KV 491.
Il rondò conclusivo
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è solo in apparenza tranquillo (condividendo in questo molto col movimento iniziale), ma in alcune strofe diventa molto serio e mostra un impegno non comune per i finali dell'epoca (si ascolti dal 2:18 in poi).
Dopo la KV 380 Mozart lascerà per un pezzo il genere della sonata per violino. Lo ritroverà - eccettuato un periodo di incompiute interessanti, ma ahimé pur sempre incompiute - con capolavori se possibile anche più convincenti come la KV 454, la KV 481 e, davvero dulcis in fundo, l'imperdibile KV 526 che avrebbe fatto invidia a Beethoven e si chiude con una carezza tutta mozartiana.
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