Un altro compositore che Mozart ha certamente tenuto presente è J. C. Bach, che tuttavia si attenne quasi sempre al garbo dello stile galante. Solo in un caso, comunque illustre (l'op. 6 n. 6, del 1770), tentò la strada della sinfonia in (sol) minore. Il fatto che quest'opera concludesse la serie delle sei sinfonie è un chiaro segno dell'importanza che Bach gli attribuiva:
L'esultanza innegabile del I tempo tradisce un certo felice disagio nell'uso del modo minore, ma la condotta delle parti è sicura, scintilla da una battuta all'altra. Non si avverte quella dimestichezza con la dimensione cupa e burrascosa del secolo che è invece tipica di compositori più moderni e meno inclini allo stile galante.
Nel secondo tempo (3:25) Bach introduce un tema più serio, conservando il modo minore (cosa non comune per l'epoca), ma nel Finale (10:08) il clima quasi festoso del I movimento riprende il sopravvento. Se non proprio di una sinfonia Sturm und Drang in piena regola, si può parlare di un modo curioso di intendere il sol minore, lontano da drammi e da gesti clamorosi, che però non ebbe seguito nei contemporanei.
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