Nel 1778 Mozart viene preso in ostaggio da una sua amica cantante (Dorothea Wendling) e obbligato a scrivere un'aria per lei. La scelta cade su un brano celebre della Didone Abbandonata metastasiana, libretto preso d'assalto dai compositori, anche da alcuni molto illustri (tra questi Albinoni, Jommelli, Piccinni e Mercadante, tanto per dare un'idea dell'arco temporale in cui questo dramma venne considerato dagli operisti).
Ascoltando la versione di Piccinni a confronto con quella di Mozart, si possono valutare agevolmente le differenze, non tanto di stile quanto di efficacia.
Ascoltando la versione di Piccinni a confronto con quella di Mozart, si possono valutare agevolmente le differenze, non tanto di stile quanto di efficacia.
L'aria di Piccinni non manca di grazia, ma è priva di quella naturalezza realistica che invece Mozart, nonostante le convenzioni dell'epoca, riesce a conferire sia al recitativo che all'aria, nel complesso (e non a caso) più brevi rispetto al collega:
Lo stesso Schubert musicò la scena e Salieri, suo insegnante, vi apportò delle correzioni:
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