Mozart supera i contemporanei anche in virtù di piccoli tocchi determinanti: gli interventi dell'oboe, per esempio, sono inquietante presagio di quelli, più brevi, che riascolteremo nel I tempo della Quinta di Beethoven.
Persino Haydn, il più abile dei colleghi, ferratissimo in campo sinfonico, perde i pezzi nell'andante; Mozart tiene invece saldamente il controllo del materiale melodico ed emotivo anche nel II movimento, in apparenza calmo:
Via via che la musica si fa strada, nonostante l'intento conciliante del secondo tema, l'orchestra scopre l'affanno che qui è solo temporaneamente e in parte sopito ed è il pilastro di tutti gli altri movimenti della sinfonia.
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