In quest'opera l'oboe è accompagnato dagli archi e fa sfoggio di tutta la sua eleganza nei temi, accuratamente studiati e calibratissimi. Per esempio, nel primo movimento, abbiamo subito un soggetto melodicamente originale, e tutta l'esposizione esce dai sentieri battuti.
Non siamo ancora sulle vette espressive del Quintetto per clarinetto, ma si tratta comunque di una composizione sopraffina:
L'Adagio (in re minore) conferma in pieno la serietà e il livello di quest'opera. L'introduzione sembrerebbe tratta da uno dei quartetti per archi "maturi". Le note lunghe dell'oboe si fondono mirabilmente con il timbro dei suoi compagni di musica, ma il fatto che ci sia anche una cadenza rimanda alla stagione ormai prossima (anche se Mozart non lo sa ancora) dei concerti per pianoforte e di quelli per corno:
Come ci si può attendere, il Finale è più disteso, ma tutt'altro che sbrigativo o disimpegnato. Un rondò che si tiene insomma alla larga dai problemi posti dall'Adagio, ma con strofe molto lunghe ed elaborate.
C'è persino un guizzo della più bell'acqua haydniana, un cambio di tempo improvviso da parte dell'oboe rispetto agli archi (un passaggio da 6/8 a 4/4 al minuto 02:26). Le cose si rimettonoa posto un poco più tardi, a 02:47, quando l'oboe riprende il ritmo di 6/8 come se niente fosse. Un fatto del genere è molto raro in Mozart, se non unico:
Questo Finale mostra dunque che bizzarrie di questo tipo Mozart poteva permettersele benissimo, ma vi faceva ricorso con estrema parsimonia. Pur mostrando spesso il suo lato buffonesco nella vita, era estremamente serio nel comporre musica.
L'Adagio (in re minore) conferma in pieno la serietà e il livello di quest'opera. L'introduzione sembrerebbe tratta da uno dei quartetti per archi "maturi". Le note lunghe dell'oboe si fondono mirabilmente con il timbro dei suoi compagni di musica, ma il fatto che ci sia anche una cadenza rimanda alla stagione ormai prossima (anche se Mozart non lo sa ancora) dei concerti per pianoforte e di quelli per corno:
Come ci si può attendere, il Finale è più disteso, ma tutt'altro che sbrigativo o disimpegnato. Un rondò che si tiene insomma alla larga dai problemi posti dall'Adagio, ma con strofe molto lunghe ed elaborate.
C'è persino un guizzo della più bell'acqua haydniana, un cambio di tempo improvviso da parte dell'oboe rispetto agli archi (un passaggio da 6/8 a 4/4 al minuto 02:26). Le cose si rimettonoa posto un poco più tardi, a 02:47, quando l'oboe riprende il ritmo di 6/8 come se niente fosse. Un fatto del genere è molto raro in Mozart, se non unico:
Questo Finale mostra dunque che bizzarrie di questo tipo Mozart poteva permettersele benissimo, ma vi faceva ricorso con estrema parsimonia. Pur mostrando spesso il suo lato buffonesco nella vita, era estremamente serio nel comporre musica.
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