“In quali eccessi, o Numi! in quai misfatti orribili, tremendi, è avvolto il sciagurato!”. Durante il soliloquio di una probabile pazza, la musica di Mozart segue il filo del discorso solo fino al termine del recitativo, poi prende un’altra strada, più attenta alle esigenze della Cavalieri (la cantante che interpretò la parte di Elvira per la prima viennese del Don Giovanni) che non ai versi di Da Ponte e agli aspetti drammatici della vicenda.
Nel recitativo, però, come s’è detto, Mozart fa perfettamente e completamente il proprio dovere, pregustando già gli abissi infernali di Don Giovanni e raffigurando i picchi d’affetto della misera Elvira.
Momento magistrale quello in cui la signora smette con le sue pseudo-maledizioni assortite e ripensa un secondo a se stessa, all’amore tutt’altro che sopito. L’orchestra prende ancor più vita di prima nei gemiti trattenuti (1:53), che introducono l’aria inopinatamente allegra e totalmente priva dei contrasti appena ammirati – e questo nonostante un secondo tema e qualche altra frase in minore.
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