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martedì 21 dicembre 2010

40 - Come ti fondo un nuovo teatro

Con l’aria KV 255 “Io ti lascio”, Mozart non descrive solo l’addio del protagonista di questa scena, ma dà anche egli stesso addio al vecchio stile fatto di arie statiche e ripetizioni pappagallesche di versi che ritroviamo puntuale nell’opera seria non ancora rammodernata dai fulgori di Idomeneo.

Anche se il testo dell’aria reca solo otto versi, Mozart se li giostra modificando le melodie e la scansione delle parole, e fermando, accelerando e rallentando a giusta ragione il tempo del brano. Lo stesso recitativo termina con le prime parole dell’aria (pur non contenendole, per cui l’idea deve attribuirsi a Mozart stesso), con effetto di dolorosa sospensione.

Una grande aria non solo per la scintillante cantabilità che sprigiona fin dalla prima battuta, ma dunque anche per il moderno senso drammatico che la avvolge:




(Un’ampia analisi di questo splendido brano è contenuta nella “Forza delle parole” di Gallarati, libro per l’appunto sull’Idomeneo.)

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