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giovedì 22 settembre 2011

110 - La tonalità della tenerezza

Oltre al perfetto Trio KV 542 (vedi http://dailymozart.blogspot.com/2011/09/102-dal-terzetto-con-pianoforte-al-trio.html), Mozart scrisse in mi maggiore anche un Adagio per violino e orchestra, in realtà movimento sostitutivo del tempo centrale del Concerto KV 219 in la: si tratterebbe quindi di un passaggio alla dominante dal I al II movimento di una composizione, caratteristica frequentissima nei concerti (e non solo) del '700.

Resta il fatto che questa tonalità rimane associata a brani particolarmente dolci e di fascino melodico forse persino superiore a quello legato al più frequente la maggiore. Vi si trovano momenti di abbandono lirico propri di un compositore romantico, al punto da far pensare che il mi maggiore sia un sinonimo di tenerezza in musica:


A quanto pare, la ragione per cui il mi maggiore è così raro nella produzione mozartiana e classicista in genere consiste invece nell'intonazione degli strumenti e in particolare degli archi, le cui corde vuote corrisponderebbero a note appartenenti alla tonalità di re maggiore. In tal modo sarebbe stato ragionevole evitare tonalità ardue come il do# o il mi maggiore, irte di diesis in chiave e troppo lontane, nonostante la "vicinanza semitonale", al rassicurante re che si riscontra in numerosissime composizioni e più che mai nelle sinfonie; tanto più che, all'epoca, nelle orchestre il virtuosismo era ancora relativamente modesto.

Dopo l'Adagio e il Trio, Mozart rigiocherà la carta tutta particolare del mi maggiore nel Terzettino "Soave sia il vento", altro prodigio melodico, sorta di pittura in musica dell'opera lirica mozartiana, pur partendo da un tema mozartiano già presente in molte altre composizioni (Concerto per fagotto, Aria "Porgi amor", ecc.).




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