Ben distante dai suoi omologhi viennesi, il primo Trio mozartiano (KV 254) nasce a Salisburgo nel 1776, e sotto forma di divertimento. Ne avrebbe tutte le caratteristiche, in effetti, se la flessuosa eleganza di Mozart già non aleggiasse su questo primo (probabilmente inconsapevole) esperimento.
In questa composizione abbiamo ancora il predominio del fortepiano sugli altri due strumenti, una caratteristica che rimanda alle sonate barocche col basso continuo, al quale era affidato il ruolo tutt'altro che trascurabile di colmare i vuoti armonici. Ciò non toglie che l'opera sia godibilissima, con un'esposizione magistrale in questo I tempo aproblematico e frizzante.
Più meditativo, ma sempre di una levigata trasparenza, il II movimento guarda più in là dello stile galante in cui Mozart s'era spesso rifugiato - soprattutto in ambito sinfonico - e potrebbe già far parte di un Trio viennese. Non va dimenticato che, un mese e un KV più tardi, sarebba nata la prima Aria in cui Mozart dimostra cosa può e potrà fare con un testo teatrale (vedi http://dailymozart.blogspot.com/2010/12/40-come-ti-fondo-un-nuovo-teatro.html).
È già dunque avvenuta quella maturazione che soltanto per la momentanea mancanza di opportunità in ambito lirico non si può ancora apprezzare in un'opera, ma comincia già a intravedersi negli altri generi affrontati dal compositore.
Il convenzionale III movimento è invece un passo indietro, nonostante le occasionali impennate in minore che in ogni caso non turbano il clima idialliaco: questo rondò si muove a tempo di minuetto in maniera un po' scontata, forse proprio per via di questo ritmo che nei Finali verrà successivamente messo da parte a favore di soluzioni più avanzate.
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