Con la Messa KV 337 in do maggiore, questa austerità un po’ straniante lascia il passo a un fraseggio più festoso e familiare per noi mozartiani, come quello che apprezziamo nel brevissimo Kyrie di quest’opera, nel quale si coglie anche un bel passaggio (0:25) che funge da tema di apertura e ricorre anche nel Thamos:
Al Kyrie fa seguito l’altrettanto gioioso Gloria, ma via via che i minuti passano si avverte che per Mozart questo genere di scrittura è pura abitudine. Anche la parte iniziale del Credo lascia un’impressione di gaudio generico, neppure troppo convinto, fino alla bella pausa lirica dell’Et incarnatus est (1:27), di tutt’altra intensità:
Interessante, dopo un Sanctus esultante ma piuttosto sbrigativo, la fuga del Benedictus, mentre l’aria “Porgi amor” viene accennata nell’Agnus Dei:
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