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giovedì 13 ottobre 2011

130 - "Uno strumento che proprio odio" (5)

Riprendiamo il Quartetto KV 285, culmine dell'opera mozartiana per flauto. Dopo il luminoso primo tempo, in cui a un'esposizione raggiante segue un breve sviluppo in minore (cosa che avviene spesso nelle opere mozartiane fondamentalmente prive di ombre, dove si ritrova sempre qualche piccolo elemento di contrasto per ragioni di equilibrio), il secondo tempo costruisce la propria melodia su uno sfondo di pizzicati.

La tonalità di si minore, infrequente in Mozart, sottolinea le particolarità di questo movimento, la cui melodia è tutta affidata al flauto e l'armonia ai pizzicati degli archi. Il livello compositivo non scende di una virgola rispetto al brano precedente, anzi è forse anche superiore: siamo in pieno mondo operistico, il genere che più di ogni altro si confà alle capacità del compositore.


Un'altra caratteristica che rende speciale questo pezzo è il fatto di sfociare senza soluzione di continuità nel Rondò finale, che pur muovendosi su un piano caratteriale differente e più giocoso, non perde nulla in termini di eleganza. 


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