Nel Ratto dal Serraglio le sorprese, già innescate dall'aspra contesa tra Belmonte e Osmino, non mancano certo: ecco nell'apparentemente sereno Vaudeville finale un'estrosa ribellione che nel testo mantiene la stessa metrica dei versi precedenti, ma nelle mani di Mozart diventa un'altra magnifica dimostrazione della capacità caratterizzatrice del nostro autore. Il momento in cui Osmino dice la sua (2:12) prima di andarsene furioso è comico, se confrontato alle precedenti dimostrazioni di riconoscenza, e minaccioso a un tempo:
Anche qui vien tolta letteralmente la parola a chi stava cantando e Osmino cambia musica e registro, in tutti i sensi davvero: il suo sconsiderato sfogo finisce sulle parole di una sua precedente aria, "Solche hergelauf'ne Laffen". E come rimangono gli altri personaggi in scena, dopo quest'esplosione! Nella successiva frase-riflessione che sciorinano davanti al Pascià serpeggia la paura, quasi a dire "Non si sa mai, potrebbe anche averci ripensato", e non fa meraviglia che s'affrettino a partire a palle di fumo.
Curiosità. Immediatamente precedente nel catalogo Koechel, quest'aria che segue (KV 383), "Nehmt meinen Dank", riprende il tema del Vaudeville, con toni quasi malinconici. Forse Mozart intendeva ringraziare qui il Cielo per esser finalmente fuggito da Salisburgo con un atto temerario, se non coraggioso:
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