Con il Laudate Dominum, Mozart tocca uno dei suoi vertici popolari nella musica sacra, forse superato solo dall'Ave Verum o da alcuni passi del Requiem. Dopo le ruvidità che han caratterizzato gran parte di questi Vespri, ultima delle sue opere di musica sacra composte a Salisburgo, questo brano si lascia andare a un fraseggio di zucchero, richiamando alla mente del melomane il Duetto di Susanna e della Contessa anche per il ritmo ondeggiante che culla questo 5° movimento:
Il Finale, un Magnificat, è giustamente trionfale e anch'esso libero dalle tensioni accumulate fino al Laudate Pueri:
Sempre più conscio delle proprie potenzialità, Mozart è ormai desideroso di affrancarsi dall'Arcivescovo Colloredo e passare alle dipendenze di un altro potente in altra città. Cerca così di far colpo su Monaco, e qui compone una delle sue creazioni più potenti e grandiose, il Kyrie KV 341 in re minore, universalmente lodato dalla critica:
Dopo le prime battute, un blocco monumentale in cui timore e solennità si fondono e si confondono, il tessuto melodico - sempre sorretto e alimentato dall'azione forte e puntuale del coro - si umanizza via via, ma resta sempre l'impressione d'una sorta di Sturm und Drang sacro (probabilmente involontario), che potremmo ritrovare, senza troppa fatica, nella Sinfonia Funebre di Joseph Martin Kraus, opera scritta nel 1792 da un autore nato nello stesso anno di Mozart e morto appena un anno dopo di lui:
Nessun commento:
Posta un commento