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domenica 20 novembre 2011

158 - Un ponte ideale tra Bach e Beethoven

Difficile ascoltare l'Adagio e Fuga KV 546 senza pensare a Bach, anche se con quest'opera Mozart dimostra che sono ormai lontani i tempi delle fughe per Konstanze che restavano regolarmente incompiute e denunciavano l'evidente influsso di un autore che era fin troppo scopertamente preso a modello.

Con l'Adagio e Fuga abbiamo infatti non un pezzo "neobarocco" ai tempi del Classicismo, bensì un brano compiutamente classico e persino inquietante. Non è neppure un salto sul carro dello Sturm und Drang o un'iniezione più o meno salutare di preromanticismo; anche i figli più audaci di Johann Sebastian (Wilhelm Friedemann e Carl Philipp) non hanno parte in questa composizione che chiaramente non è rivolta al pubblico, e rappresenta di fatto l'ampliamento di un'opera precedente, la Fuga per due pianoforti KV 426.



In genere l'Adagio e Fuga si esegue con l'orchestra per esaltarne la potenza e l'impetuosità, che sotto certi aspetti ricorda Beethoven. Tuttavia Mozart concepì questo dittico per quartetto d'archi, ottenendo un effetto ancor più sinistro e singolare:



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