Ultimo dei tre divertimenti-sinfonie per archi, il KV 138 non si discosta dalla cantabilità degli altri due: aperto da un tema quasi rudimentale, da esercizio pianistico, che ricorda le note staccate udite all'inizio del Finale del KV 137, si abbandona poi subito a una melodia ben più sinuosa e riconducibile alla muscialità mozartiana.
Di fatto, come nota il Della Croce, non c'è un secondo tema, sostituito da leggiadre figure melodiche che non assumono un'importanza tale da contrastare il primo. Così per lungi tratti si ha quasi l'impressione che la musica scorra ininiterrottamente, senza arrestarsi per via delle cesure imposte dalla forma-sonata.
Le dimensioni ridotte dei movimenti esaltano la compattezza e la stringatezza dell'opera, che anche nell'Andante mantiene un misurato lirismo con un'altra melodia che potrebbe star bene a teatro. Il movimento riprende una delle caratteristiche di quello che lo precede: un fraseggio elusivo, privo di quell'ordine che solitamente domina la musica di Mozart, ma forse per questo singolarmente affascinante.
Il Finale (5:40) è invece un rondò semplicissimo nella struttura, con un tema a domanda e risposta quasi innocuo, che si anima appena un po' di più nelle poche e rapide strofe, che tuttavia sorprendono per la loro varietà.
Il Finale (5:40) è invece un rondò semplicissimo nella struttura, con un tema a domanda e risposta quasi innocuo, che si anima appena un po' di più nelle poche e rapide strofe, che tuttavia sorprendono per la loro varietà.
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