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lunedì 25 marzo 2024

Grandi contemporanei: Joseph Martin Kraus (27)

Un regicidio e due capolavori 

Il 16 marzo 1792 Gustavo III viene ferito durante una festa. All'attentato (molti se ne saranno già ricordati) è ispirata l'opera di Verdi Un ballo in maschera, che qualche volta viene rappresentata con alcuni nomi modificati: per esempio Riccardo diventa Gustavo, Anckarström è Renato, ecc. A differenza di quanto avviene nell'opera, il Re non muore subito, bensì 13 giorni più tardi.

"Fedele monarchico", secondo il Van Boer, Kraus scrisse una sinfonia e una cantata (entrambe denominate "Funebri") per commemorare Gustavo III. Un commovente aneddoto narrato da Anrep-Nordin e Schreiber e riportato dallo stesso Van Boer ci informa che, durante le prove, "Kraus svenne per l'emozione e solo dopo aver pianto copiosamente, confortato dal principe reggente Carlo, riuscì a ricomporsi".

Questo detto, la musica conferma il coinvolgimento e l'affetto di Kraus, a cominciare dal primo tempo della Sinfonia VB 148 in do minore (vol. 3 Naxos), un unicum non solo nella produzione dell'autore, ma anche – probabilissimamente – di tutto il '700, trattandosi di una sinfonia composta da 4 tempi tutti lenti (Andante mesto, Larghetto, Chorale, Adagio).

Il primo movimento farebbe pensare a un'introduzione che precede un allegro tempestoso, come era avvenuto nella Sinfonia VB 142 nella stessa tonalità (e nella sua prima versione in do#minore). L'inizio è scandito dal ritmo dei timpani, ma l'atmosfera instaurata dalla melopea che gli archi disegneranno di lì a poco può rammentare la severità e la grandezza della Marcia funebre della Sinfonia Eroica che avrebbe visto la luce nel 1804.

La significativa pausa a 1:13 non prelude a un'accelerazione del discorso musicale, che riprende invece con identico tempo, ma stavolta in modo maggiore, elevando un canto di frenetica bellezza che forse descrive la magnanimità del sovrano assassinato. La strumentazione, ricca come non mai (due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni in mib e altri due in do basso, due trombe, timpani e archi), accompagna discretamente la musica, con interventi misurati e intensi dei fiati:



I tempi centrali della sinfonia, Larghetto e Chorale, sono molto brevi (38 e 21 battute rispettivamente) per quelle che oggi chiameremmo ragioni di spazio. Definiti "interludi" dal Van Boer, pur nella loro estrema concisione racchiudono anch'essi bellezze insospettabili.

Il Larghetto è un tema stupendo in 3/8, dalle screziature brahmsiane: se non fosse per la durata, potrebbe già appartenere al secolo successivo. Composta da appena due sezioni ripetute, questa miniatura è un po' più mossa del tempo precedente, coniugando la massima semplicità con un senso melodico ormai di altissima levatura.


Nel terzo movimento, che nell'edizione Naxos dura meno di un minuto (e in quella qui proposta poco di più), abbiamo il semplice accompagnamento di un corale svedese che, notizie di Van Boer alla mano, veniva cantato dai presenti. L'operazione bachiana riesce a meraviglia, al punto che questa armonizzazione diventa canto puro da sola.


L'ultimo tempo, Adagio, riprende curiosamente nella melodia lo stesso tema con cui esordiva l'Allegro della Sinfonia in do minore VB 142 di otto anni prima, naturalmente con molta più lentezza. Lungo più o meno quanto il primo movimento, l'Adagio si suddivide in più sezioni, e dopo un inizio molto cupo in minore modula argutamente in maggiore per lasciar spazio a un intervento dei corni.

A metà circa del brano, Kraus avvia una fuga (una rarità per il suo repertorio: quella che figura nella Sinfonia in re minore, come sappiamo, è il rimaneggiamento di un'opera precedente di Albrechtsberger), ma sarà il fosco rullare dei timpani che aveva aperto la splendida sinfonia a chiuderla, in un clima affranto e sfibrato.





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