Cerca in Daily Mozart

lunedì 25 marzo 2024

Grandi contemporanei: Joseph Martin Kraus (16)

K. alla riconquista della Scandinavia

Il ritorno a Stoccolma è funestato dalla presenza e dall'attività di quel Georg Vogler, autentica peste musicale dell'epoca, che pur avendo poco da spartire coi grandi si metteva di traverso come pochi. Ma procediamo con disordine: il lavoro non manca (e questa è una benedizione), ma le mansioni affidate a Kraus in questo periodo occupano il compositore a tal punto da costringerlo a sacrificare la sua creatività (e questo è un male) per riformare il teatro e l'orchestra locali.

Per il momento sgobba, dunque, ma può almeno permettersi il lusso di arricchire con brani propri le opere e i balletti che mette in scena e ha modo di farlo per la prima volta con l'Armida di Gluck, autore del quale Kraus è un fan accanito, come s'è detto. Riochestra l'opera assecondando il gusto del pubblico svedese e ci aggiunge un paio di ballabili:








E qui Vogler ci si mette di mezzo perché anche un suo spartito, scritto in questo periodo, riporta pari pari le stesse note di queste due danze. Quasi certamente il plagio è suo, perché lo stile - come ci conferma Van Boer, da cui prendo alla grossa la maggior parte delle mie informazioni - "con il suo contenuto Sturm und Drang" è certamente kraussiano e l'Abbé Volger non era certo nuovo a prodezze di questo genere. Per "contenuto Sturm und Drang" intendi il fiero sol minore del secondo brano (1:54).

Forse proprio in questo periodo di relativa stasi compositiva esce fuori la Danza svedese VB 192. "Più vicina al 1788 che al 1778, e in do maggiore, consiste in una serie di tre brevi variazioni su un moto perpetuo camuffato da danza. Perché l'ha scritta, visto che di norma il compositore se ne infischiava queste melodie popolari? Ma forse perché intendeva far concorrenza al suo rivale, l'Abbé Vogler [rieccolo], temendo che questi volesse soffiargli il posto a corte. L'Abate, infatti, era famoso per le sue trascrizioni di melodie "popolari" (comprese certune che, a suo dire, provenivano dalla Groenlandia e dalla Cina)" (Van Boer).





Con uno come Vogler c'era poco da stare allegri, in effetti, ma non certo sul piano compositivo.




Nessun commento:

Posta un commento