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lunedì 25 marzo 2024

Grandi contemporanei: Joseph Martin Kraus (7)

Kraus giunge a Vienna, probabilmente, nella primavera del 1783. Vi si tratterrà per 8 mesi e qui, come detto, fa la conoscenza di grandi personalità del tempo, Imperatore Giuseppe II compreso. Da due di loro, Haydn e Gluck, riceve preziosi e meritati complimenti, un'esperienza che deve avergli fatto particolarmente piacere. Il secondo è il suo idolo, il primo riceve da lui una sinfonia in dono: non si sa però stabilire con certezza se fosse la VB 142, che ci apprestiamo a conoscere più da vicino, o la Sinfonia in re maggiore VB 143. In ogni caso la composizione viene eseguita a Esterhàza.





E ora vediamo la VB 142, che presenta una storia abbastanza complessa. L'autografo reca indicazioni in francese, il che ha fatto supporre che l'opera sia stata scritta in realtà un paio d'anni dopo a Parigi. Van Boer azzarda un'ipotesi: è una bella copia per un editore parigino, tanto più che c'è anche una copia autentica dello spartito con la scritta "in Parigi", mentre il dono per Haydn potrebbe essere la Sinfonia VB 143, che nel 1786 verrà pubblicata sotto il nome del compositore di Rohrau. E poi c'è una lettera del 1798 per la sorella di Kraus, Marianna, in cui si parla d'una conversazione fra lo stesso Kraus e Haydn, ma si fa menzione semplicemente di "una sinfonia" (eine Symphonie), senz'altri dettagli di sorta, per cui il riferimento può valere tanto per la VB 142 quanto per la VB 143.

L'orchestrazione della VB 142 è ulteriormente arricchita rispetto non solo alla VB 140, ma anche alla VB 141. Prevede infatti due oboi, due fagotti, due corni in mib e due in do basso, oltre agli archi. Per contro,
rispetto alla VB 140 mancano i flauti (ma ci sono fagotti e oboi in più). Kraus doveva aver messo in valigia il manoscritto della VB 140, rielaborandolo strada facendo e terminando la nuova versione durante il viaggio, comunque a Vienna o a Parigi.

L'ampliamento dei tempi e il taglio del doppio Minuetto servono a conferire a quest'opera la massima concentrazione possibile, lasciando da parte qualsiasi parentesi distensiva che doveva essere evidentemente d'impiccio (d'altronde non è solo questa sinfonia, ma è la stessa sinfonia-tipo di Kraus a estromettere i brani di danza dalla propria struttura). Potrà stupire che Kraus, che doveva essere ancora insoddisfatto della qualità di quest'opera già estremamente significativa, l'abbia rielaborata portandola un semitono sotto ed eliminando il doppio minuetto in terza posizione. Non solo: le modifiche non si limitano a un cambio di tonalità e al taglio di un tempo, ma toccano fin l'introduzione e cambiano in misura significativa l'Allegro e il rovente Finale, nonché l'armonia dell'Andante.





Per cominciare, l'Introduzione è ampliata, pur mantenendo il tema gluckiano iniziale e rinunciando a un paio di figurazioni (una discesa cromatica e un tremolo degli archi che agitava la prima versione); in compenso subentrano una figurazione brusca e severa degli archi (1:19) e una variazione del tema gluckiano. Un episodio in maggiore (1:45) ricalca uno degli spiragli di luce che s'intravedevano nella versione originale, ma è melodicamente del tutto diverso.

Se le differenze tra la prima e la seconda Introduzione sono già considerevoli, l'Allegro che segue (2:50) è da considerarsi musica completamente nuova rispetto alla versione originaria, ed è talmente denso da non presentare, contrariamente a questa, alcuna ripetizione. I temi esposti sono tre, due dei quali in maggiore e via via raddolciti rispetto al tormentato soggetto di partenza.

Lo sviluppo (6:27) è estesissimo ed è uno dei più grandi e fecondi di idee realizzati in tutto il '700. Dopo aver elaborato a dovere il 1° e il 2° tema, si fonde con la ripresa (8:15, fenomeno caratteristico in Kraus), che di per sé formerebbe una sorta di secondo sviluppo a sé stante se non fosse chiuso, secondo le regole, dal terzo tema in minore.

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