Il coro "O skulder af blod" (il testo riprende la prima aria con coro e il suo piglio veemente), nella sua trascinante scansione ritmica iniziale poi seguita da una fuga imponente, è un altro capolavoro che riunisce visionariamente passato e futuro. Lampeggia, proprio in quelle battute d'esordio, la violenza beethoveniana:
C'è poi una seconda introduzione, quasi l'autore avesse voluto compensare la mancanza di una ouverture originale per quest'opera. Fremiti sinistri accompagnano il tema dell'Andante maestoso, che di per sé non è cupo e si apre a meditazioni più dolci, ma ripiegherà successivamente anche su pensieri assai mesti. La raffinata orchestrazione (oboi, clarinetti, fagotti, quattro corni e archi) asseconda pienamente il limpido percorso musicale che partendo dal do minore attraversa regioni di toccante solennità. L'atmosfera, nelle battute finali, ricorda un'altra introduzione, quella delle Sette parole di Cristo in croce di Haydn.
Il brano che segue, un quartetto con coro ("Dygder, snille, bördens ära"), si presenta con un esteso cappello strumentale in un nobile mi bemolle. Sembano ormai dimenticati i toni violentissimi dell'inizio, assorbiti qui da una calma mozartiana che si intensifica nelle successive entrate dei solisti. Questo è il pezzo più lungo (prima introduzione a parte) della Cantata, e contempla anche una parte in minore che funge da sviluppo. Da incorniciare i momenti in cui le voci si sovrappongono via via, con procedimenti imitativi di consumata sapienza che ricordano un passo analogo del quartetto "Andrò ramingo e solo" dell'Idomeneo.
Nessun commento:
Posta un commento