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lunedì 25 marzo 2024

Grandi contemporanei: Joseph Martin Kraus (28)

La Cantata funebre rinuncia in parte alla desolata rassegnazione che caratterizzava la Sinfonia omonima e si lancia invece in un accorato grido di dolore e indignazione contro l'assassino che ha messo fine alla vita di Gustavo III. Dopo un'introduzione che è ripresa pari pari da quella della Ouverture VB 147, Kraus dà subito fuoco alle polveri con due magnifici pezzi, il secondo dei quali particolarmente rabbioso. 

Efficacissima, a 2:56, l'entrata del coro che sovrasta la voce del già adirato tenore. La furia che sconvolge questo splendido ha in sé qualcosa di verdiano, pur mantenendosi classica nelle forme e nella scrittura. 



Il brano successivo, "På tronens höjd tyrannen skryte", si presenta in apparenza come un'altra aria appassionata, benché i toni siano più positivi (il re minore diventa maggiore dopo alcune battute), e si sofferma su considerazioni sorprendentemente serene verso la metà, quando sfocia in un Andantino in si bemolle che rappresenta una delle puntate della Cantata verso l'elegiaco.

Anche il 5° pezzo, "Han är ej-mer, o grymma lagar", si attesta su un versante lirico e particolarmente melodioso. Sembrerebbe un'aria e invece è un duetto, dato l'intervento del tenore a metà della partitura. E' l'ennesima sorpesa, ma le novità e gli scarti dalla norma permeano tutte le composizioni dell'ultimo Kraus. Vengono comunque spontanei raffronti col Requiem mozartiano, in cui si riscontrano più o meno le stesse oscillazioni tra il sublime e il rabbioso.


Dopo un recitativo, abbiamo un'altra aria con coro che ricorda, nel tema, uno degli ultimi brani del Ratto dal Serraglio, ma è il bellissimo soggetto - che sembra preso da un corale - del brano successivo, la piccola aria "Dit lif en kedja var", con la sua dolente sezione in minore, ad attirare la nostra attenzione. L'inizio ricorda molto le atmosfere della Sinfonia sorella di questa Cantata:


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