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lunedì 25 marzo 2024

Grandi contemporanei: Joseph Martin Kraus (8)

Anche l'Andante, nuova versione dell'Andantino già ricco di idee e di rimandi all'atmosfera dell'introduzione, dura di più e presenta episodi del tutto nuovi (compreso un 2° tema a 1:10 imperioso e più contrastante rispetto a quello utilizzato nella VB 140) e variazioni del 1° tema di carattere haydniano (es. a 2:15). L'armonia è più elaborata e sonno presenti quasi tutti gli strumenti previsti in organico. Viene conservato il bellissimo episodio in minore (4:02), memore melodicamente del tema gluckiano introduttivo, e la transizione che lo precede (3:53).





Nel complesso è un brano differente da quello originario, pur ricalcandone la melodia principale e alcune frasi significative. Ad ogni buon conto la dilatazione dei primi due tempi doveva riflettersi - com'è logico - sul resto dell'opera. Questa composizione riduce inoltre al minimo il ritorno tale e quale dei temi impiegati, per cui il doppio Minuetto che seguiva l'Andantino nella VB 140, con le sue ripetizioni di prammatica, avrebbe costituito una pausa troppo ingombrante per un'opera così ampia e impegnativa. Non è solo per questo, però, che Kraus lo cancella dalla nuova Sinfonia; il discorso è più complesso.

Giova infatti un confronto con altre sinfonie-tipo come quella di Mozart e di Haydn, che dopo qualche tentennamento giovanile includono via via sempre più stabilmente il Minuetto e il Trio, in genere al terzo posto; talvolta l'alleggerimento del clima di una sinfonia è dovuto proprio a questo movimento ballabile, anche quando quest'ultimo viene svecchiato e vivacizzato per esigenze drammatiche: per esempio la Sinfonia n. 26 di Haydn, improntata a una tragicità di sapore religioso, s'interrompe alla fine del Minuetto, un brano sofferto quanto si vuole, ma pur sempre legato a un ritmo troppo meccanico e prevedibile. Né si può affermare con certezza che quest'opera sia incompiuta o effettivamente conclusa da quel minuetto.





Ancor più chiaro è il caso della Sinfonia n. 99 nella quale, dopo due movimenti segnati da un impetuoso eroismo, il calo subitaneo di tensione dovuto al Minuetto causa la parziale delusione del Della Croce, il quale nella sua monografia afferma, commentando il movimento successivo, che "Se Haydn avesse composto un finale con lo stesso carattere dei due primi movimenti ci avrebbe lasciato la sua più grande sinfonia tragica. Invece, fuorviato dal minuetto e soprattutto dal trio (…) il compositore si è lasciato sedurre dal gioco galante, per non dire farsesco."





Il carattere nobilmente serio della sinfonia kraussiana non poteva che essere contrario a queste cadute di tono: sono perciò pienamente comprensibili e giustificate sia la simpatia accordata all'introduzione lenta sia l'avversione nei confronti di minuetti, trii e intermezzi ballabili in genere, che evidentemente sono troppo legati a un genere ricreativo, d'intrattenimento, dal quale le opere più importanti di Kraus rifuggono. Per un autore come lui, forse il terzo movimento ideale sarebbe stato lo Scherzo beethoveniano, assai più libero nella forma e nel ritmo.

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